La sezione si concentra su due importanti collezioni private presenti sul territorio regionale disperse a cavallo tra XIX e XX secolo. Grazie alle fotografie e ai cataloghi d’asta è possibile ricostruire, almeno virtualmente, raccolte storiche immesse sul mercato, che andarono a soddisfare la forte domanda di opere italiane espressa dal collezionismo di primo Novecento.

Il Museo Guidi

Nel 1902, presso la Galleria Sangiorgi di Roma, fu venduta una delle più importanti raccolte ottocentesche romagnole, denominata non a caso "Museo Guidi". La sua costituzione si deve in massima parte a Pietro Guidi (1785-1844), erudito faentino che a causa del suo amore per l'arte e degli acquisti smodati arrivò a dilapidare in parte il patrimonio di famiglia tanto da essere interdetto. Ereditata dal figlio Vincenzo, deceduto senza eredi nel 1899, la collezione contava al momento della vendita circa 600 pezzi, tra cui importanti maioliche e porcellane, sculture, disegni e dipinti di varie epoche e scuole.

La Collezione Gozzadini

L'arricchimento della raccolta bolognese è da attribuire principalmente a Giovanni Gozzadini (1810-1887), senatore, storico e archeologo di fama (a lui si devono i primi studi sulla civiltà Villanoviana e lo scavo della necropoli di Marzabotto). Nel 1848 acquistò l'eremo di Ronzano, alle porte di Bologna, e lo ristrutturò per farne la propria residenza privata allestendo lì la propria collezione.
Come documentato dalle foto, la raccolta comprendeva interessanti dipinte del Trecento e Quattrocento emiliano: tavole dello Pseudo Jacopino, Simone dei Crocifissi, Pietro di Giovanni Lianori, Angelo e Bartolomeo degli Erri.
Con la morte della figlia di Giovanni, Gozzadina (1899), il ramo della famiglia si estinse e la collezione fu messa all'asta. Solo le opere catalogate come "oggetti di sommo pregio" si salvarono dall'alienazione, tra cui la grande tela di Lavinia Fontana con la Famiglia Gozzadini, oggi nella Pinacoteca Nazionale di Bologna.
La vendita della collezione Gozzadini, avvenuta presso la casa di vendita Rambaldi nel 1906, segnò una perdita importante per la storia della pittura emiliana.