Mecenati per Ghirlandaio è lo speciale progetto di catalogazione scientifica, studio e valorizzazione online dedicato al nucleo fotografico su Domenico Ghirlandaio della Fototeca Fahy. Questa raccolta di 1.452 fotografie costituisce un'eccellenza assoluta nella fototeca dello studioso americano Everett Fahy (1941-2018), donata alla Fondazione Federico Zeri nel 2017. 
Con la schedatura informatizzata del nucleo su Ghirlandaio, la banca dati della Fondazione Zeri si arricchisce di materiale prezioso per gli studi e unico nel suo genere. Da dicembre 2021, le immagini sono disponibili nel catalogo online a questo link

Realizzato con il generoso contributo di Emanuela e Silvano Merlatti.

 

Il valore della raccolta

Fin dai suoi primi anni di formazione presso la University of Virginia, dove appena ventenne ebbe modo di conoscere il suo mentore John Pope Hennessy, Everett Fahy indirizzò le sue ricerche sulla pittura toscana del Rinascimento. Tra gli artisti maggiormente indagati nel corso della sua carriera vi fu Domenico Ghirlandaio (1448-1494), protagonista indiscusso nella Firenze di Lorenzo il Magnifico e a capo di una delle botteghe più numerose e prolifiche del tempo.

Fahy approfondì più volte in sede critica questo specifico contesto artistico: la sua tesi di dottorato, ad esempio, discussa ad Harvard nel 1968 e pubblicata dopo un attento lavoro di revisione nel 1976 con il titolo Some followers of Domenico Ghirlandaio, affronta il catalogo di opere di oltre venti pittori che si formarono all’ombra del grande maestro fiorentino. Questo testo, a distanza di oltre cinquant’anni, risulta ancora oggi di basilare importanza per la conoscenza della cultura figurativa toscana del Quattro e Cinquecento, e nonostante non presenti affondi puntuali sulla figura del Ghirlandaio, esso risulta ugualmente utile nella messa a fuoco del suo percorso stilistico: come specificato nella prefazione, infatti, «only trough a clear understanding of admittedly second – or even third-rate painters – it is possible to arrive at a clear conception of the truly great masters».
Negli anni successivi Fahy pubblica numerosi e importanti articoli monografici sul pittore (tra tutti, Michelangelo and Domenico Ghirlandaio, in Studies in late medieval and Renaissance painting in honor of Milliard Meiss, I, New York 1977, e Ghirlandaio copyng Memling, in Invisibile agli occhi, Firenze 2007), accompagnati da un costante lavoro sul materiale fotografico contenuto nella propria fototeca.

Il repertorio fotografico su Domenico Ghirlandaio conservato nell'archivio Fahy è di straordinaria vastità: ben diciannove raccoglitori contengono le oltre 1.500 fotografie che documentano il corpus del pittore, suddivise in diversi fascicoli secondo un ordine topografico.
I nuclei più consistenti della sezione sono costituiti dalle fotografie relative ai grandi cicli d’affresco fiorentini licenziati tra gli anni Ottanta e Novanta del Quattrocento come la Cappella Tornabuoni in Santa Maria Novella (326 fotografie), la Cappella Sassetti in Santa Trinita (159), la Sala dei Gigli in Palazzo Vecchio (55), di cui lo studioso, grazie ad un costante rapporto epistolare con la Soprintendenza locale, possedeva una ricca e accurata documentazione fotografica, con grande abbondanza di dettagli che permettono di gustare da vicino queste opere capitali, su cui si sono formate intere generazioni di pittori.

Si segnalano inoltre le buste inerenti alla produzione grafica di Ghirlandaio (120 fotografie), che presentano sul verso un grande numero di note e appunti personali con informazioni inedite particolarmente rilevanti per gli studi.

Accanto al materiale fotografico sono conservati dossier ricchi di annotazioni, fotocopie e trascrizioni di documenti antichi che avrebbero dovuto costituire il tessuto connettivo di una monografia su Ghirlandaio: lo studioso aveva infatti cominciato a lavorarvi fin dai primi anni Novanta del Novecento, ma purtroppo essa è rimasta in stato di abbozzo. Di questo progetto rimangono solamente alcuni capitoli e una parte di apparato fotografico, già suddiviso in diverse buste e corredato da didascalie, che fanno ugualmente intuire la monumentale struttura dell’opera che lo studioso aveva previsto per quella che sarebbe stata la sua più grande impresa editoriale.