Il fotografo Felice Croci (1880-1934) nacque a Roma nel 1880. Si trasferì a Bologna nel 1905 dove, fino al 1911, condusse un esercizio commerciale per la vendita di grammofoni, coltivando parallelamente la sua passione per la fotografia.

A differenza dei molti fotografi attivi all’epoca, Croci non esercitò mai l’attività di fotografo ritrattista, ma si specializzò fin da subito nella riproduzione delle opere d’arte. In questo campo riuscì a trarre profitto dalle sue capacità manuali e dal suo senso pittorico; ritoccava infatti personalmente tutte le lastre fotografiche realizzate.
Nel 1917 prese in affitto un grande appartamento in centro storico destinando un’intera ala alla camera oscura e alle attrezzature tecniche.

Fra gli anni Venti e gli anni Trenta Croci era forse l’unico fotografo a Bologna a occuparsi specificamente di riproduzione di opere d’arte. Lavorando per conto di privati (collezionisti, studiosi, mercanti, parroci) e di istituzioni pubbliche egli arrivò a documentare una porzione significativa del patrimonio bolognese ed emiliano romagnolo, una ricognizione resa ancora più importante dalle successive distruzioni belliche.
Commissioni gli giunsero anche fuori dal confine regionale: fra il 1924 e il 1925 realizzò per il Kunsthistorisches Institut di Firenze due campagne fotografiche di grande qualità, dedicate rispettivamente alle sculture del Battistero di Parma e alla pittura del Seicento a Bologna.

 Dal 1930 la fortuna di Croci comincia a vacillare, forse anche a causa della concorrenza della neonata Ditta Villani, ugualmente specializzata in riproduzioni d’arte. Nel 1931 cambiò abitazione, anche qui una stanza fu riservata al laboratorio fotografico e all’archivio dei negativi, che a quella data aveva raggiunto una notevole ampiezza. Nell’ottobre dello stesso anno pubblicò l’unico catalogo a stampa delle proprie fotografie d’arte che conta circa tremila immagini, ordinate per autore.

Felice Croci morì a Bologna il 30 gennaio 1934. La ditta "Croci Felice" fu rilevata dal figlio Enea che inizialmente proseguì l’attività con il nome del padre e successivamente la intitolò a sé stesso, fino alla chiusura definitiva nel 1941. 

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