di Matteo Mazzalupi (2014)
Il primo fascicolo della busta 243 della Fototeca Zeri è intitolato a tre pittori, il primo dei quali è tale Bernardino Nardini. Nei repertori, tuttavia, si cerca invano un artista di questo nome. L'unica attestazione è in effetti nel catalogo di vendita della collezione di Marcello Galli Dunn (1842-1912) presso la Galleria Sangiorgi di Roma (1905): al n. 408 vi figura, sotto il nome di «Nardini Bernardino da Gubbio», una pala con l'Incoronazione della Vergine tra i santi Benedetto e Maria Maddalena e, nella predella, Cristo tra i dodici apostoli.
 
 
Il riferimento a Gubbio offre un indizio per scoprire l'origine del nome fittizio che accompagnava l'opera, forse coniato unendo il nome del pittore eugubino Bernardino di Nanni dell'Eugenia e il cognome del marchigiano Girolamo Nardini, che a Gubbio lasciò nel 1510 una tavola firmata (scheda n. 20553).
Rimasta invenduta, l'Incoronazione fu prestata due anni più tardi alla Mostra d'Antica Arte Umbra di Perugia, dove fu presentata come frutto della collaborazione tra Lorenzo d'Alessandro e Bernardino di Mariotto; nel catalogo è riportata per la prima volta l'iscrizione con la data 7 febbraio 1497 (Catalogo della Mostra 1907, p. 54). Vi si tramanda inoltre una provenienza della pala da Gualdo Tadino (Paciaroni 2005, pp. 13-14): se ciò corrispondesse a verità, si potrebbe ipotizzare che fosse destinata alla chiesa di S. Maria Maddalena, delle monache benedettine.
Zeri possedeva tre immagini della tavola intera, tra le quali un ritaglio dal catalogo Sangiorgi, e quattro di singole figure della predella, finite sul mercato dopo lo smembramento. Il piccolo corpus radunato dallo studioso intorno alla pala comprende una tela con Sant'Anna con la Madonna, Gesù Bambino e santi, già in collezione Loeser, e una tavola con la Madonna con Bambino in trono (invv. 53851 e 53852, nella seconda immagine con rifacimenti falsanti), entrambe homeless.
 
 
I caratteri di queste tre opere stanno in bilico tra Antonio da Fabriano e Luca di Paolo da Matelica, Lorenzo d'Alessandro e Carlo Crivelli, ma con più spiccate nostalgie gotiche e senza mai raggiungere la qualità di quei pittori. Lo stesso stile si ritrova in due dipinti di ubicazione ignota presenti altrove nella fototeca: una Madonna con Bambino tra il beato Costanzo da Fabriano e il beato Giacomo della Marca, tela commissionata da un Cecchino d'Angelo dopo il 1481, data di morte del beato domenicano, e una tavola con una Santa orante (la Madonna?) tra l'arcangelo Raffaele (?) che presenta una donatrice e san Pietro martire (invv. 53966 e 53967, in diversi stati di conservazione). L'attribuzione fallace a Stefano Folchetti, che quest'ultima opera recava e che Zeri mantenne, permette d'identificarla in un dipinto descritto confusamente nell'Ottocento in S. Clemente a Genga (Ricci 1834, vol. I, p. 189; Anselmi 1892, p. 44).
 
 
Visti i riferimenti geografici e culturali finora emersi, non stupirà che altri dipinti da attribuire a questa mano si trovino tuttora nelle Marche, anzi quasi soltanto tra Fabriano e i luoghi circostanti: due tavole con San Sebastiano e Sant'Agnese nella Pinacoteca Civica fabrianese, dalla locale Congregazione di Carità (Marcelli 1997), che per l'identità di misure e motivi decorativi vengono verosimilmente dallo stesso polittico della citata Madonna con Bambino in trono; una Sant'Anna Metterza tra i santi Rocco e Sebastiano affrescata nella chiesetta rurale di S. Anna di Collamato (Fabriano) per Simonetta Eroli, moglie del nobile fabrianese Matteo Agostini, il cui intonaco si sovrappone a quello di una Sant'Anna Metterza di Antonio da Fabriano del 1481 (Donnini, Parisi Presicce 1994, pp. 117, 120, 154); una Madonna con Bambino e santi ad affresco in S. Maria delle Grazie a Cerreto d'Esi (Donnini 2006, p. 11; i due santi in basso sono un'aggiunta tardocinquecentesca da attribuire al fabrianese Domiziano Domiziani); una Madonna del Soccorso su tela in S. Maria del Piano a Sassoferrato.
 
 
E ancora: una tavola con la Madonna con Bambino tra san Facondino e sant'Agostino e un donatore agostiniano (la vecchia fotografia precede il restauro che ha cancellato le tre palle d'oro posticce, inventate per fare del san Facondino un san Nicola, e ha recuperato la figuretta originale del frate) nella Civica Raccolta d'Arte di Sassoferrato, dove sono anche quattro scomparti di polittico del 1478, già collegati all'affresco di Collamato (Donnini, Parisi Presicce 1994, p. 154), che potrebbero rappresentare gli esordi dell'artista; due tavole nel Museo d'Arte Sacra di Genga, un San Girolamo e donatore e una Crocifissione con san Giobbe e un donatore (Donnini, Parisi Presicce 1994, p. 127), già attribuite a un medesimo artista.
 
 
Inattesa la presenza di questo anonimo pittore – che dall'affresco Eroli-Agostini ho voluto battezzare Maestro di Collamato – nella parrocchiale di S. Vito a Valsantangelo di Pieve Torina, in una Madonna di Loreto su tavola rubata nel 1973: l'eccentricità si spiega forse con un dono del parroco nel 1649, commemorato in un'epigrafe (La Madonna di Loreto 1998, pp. 202-203). Una tela raffigurante la Madonna del Soccorso e devoti agostiniani nell'abbazia di S. Felice presso Giano dell'Umbria, che reca il raro appiglio cronologico del 1494 (Nessi 2010, pp. 33, 104), potrebbe invece trovarsi nella sede originaria. Nel castello Odescalchi di Bracciano si conserva una tavola con la Madonna con Bambino e san Giobbe che presenta un donatore: la provenienza è ignota, ma la cornice posticcia uguale a quella della Crocifissione di Genga potrebbe indiziare una comune origine.
 
 
Il drappo appeso spiegazzato e la screziatura del finto marmo della tavola Odescalchi ritornano identici nelle ridipinture alle spalle della Madonna dell'Umiltà di Francescuccio di Cecco (1359) nella Pinacoteca di Fabriano, anch'esse dunque da assegnare al Maestro di Collamato. Mauro Minardi (2005) ha accostato i due dipinti di Genga a una tela della collezione Zeri a Mentana, indubbiamente del nostro pittore, copia con variazioni della Madonna del Buon Gesù del Maestro di Staffolo nell'Ospedale del Buon Gesù a Fabriano.
 
 
Gli insistenti richiami a questa città suggeriscono di cercare nell'anagrafe fabrianese il volto storico del prolifico artista. Candidato favorito è Francesco d'Ottaviano, originario di Arcevia (l'antica Roccacontrada) e già impropriamente identificato con Francesco di Gentile. Documentato a Fabriano dal 1490, Francesco d'Ottaviano morì dopo il 1518, probabilmente nei primi anni Venti, come risulta da carte d'archivio in buona parte inedite; alcune di queste lo menzionano accanto a Cecchino d'Angelo e Matteo Agostini, due committenti del Maestro di Collamato; nel 1490 fu testimone al contratto per la pala di Carlo Crivelli destinata alla chiesa di S. Francesco di Fabriano (ora a Brera; scheda n. 20103), modello per la composizione tanto della tela ex Loeser quanto della pala ex Galli Dunn (per i documenti noti cfr. Felicetti 1998). Dev'essere lui il Francesco da Fabriano che nel 1497 firmò un affresco in S. Venanzio ad Albacina (Sassi 1931, p. 69), commissionato dal pievano Bernardino Torelli, monaco camaldolese veneziano; ma il dipinto è andato perduto, cosicché l'identità tra Francesco d'Ottaviano e il Maestro di Collamato – il fantomatico Bernardino Nardini – resta al momento un'ipotesi da verificare.
 
 
Bibliografia
 
Ricci 1834
Amico Ricci, Memorie storiche delle arti e degli artisti della Marca di Ancona, Macerata 1834, 2 voll.
 
Anselmi 1892
Anselmo Anselmi, Monumenti ed oggetti d'arte da osservarsi da un forastiere in Genga, «Nuova rivista misena», V, 1892, 3, pp. 43-45
 
Catalogo della vendita 1905
Catalogo della vendita di rarissimi quadri, bronzi, arazzi, marmi, mobili ed oggetti di curiosità del Prof. Cav. M. Galli Dunn, Roma 1905
 
Catalogo della Mostra 1907
Catalogo della Mostra d'Antica Arte Umbra, Perugia 1907
 
Sassi 1931
Romualdo Sassi, Iscrizioni medievali del territorio fabrianese, «Studia picena», VII, 1931, pp. 51-76
 
Donnini, Parisi Presicce 1994
Giampiero Donnini, Elisabetta Parisi Presicce, Tesori d'arte tra Fabriano e Cupramontana, Falconara 1994
 
Marcelli 1997
Fabio Marcelli, in Pinacoteca civica “Bruno Molajoli”, Fano 1997, pp. 85-86
 
Felicetti 1998
Stefano Felicetti, Documenti per la storia dell'arte medievale a Fabriano e nel suo contado, in Il Maestro di Campodonico. Rapporti artistici fra Umbria e Marche nel Trecento, a cura di F. Marcelli, Fabriano 1998, pp. 210-229
 
La Madonna di Loreto 1998
La Madonna di Loreto nelle Marche. Immagini devote e liturgiche, a cura di F. Grimaldi, M.P. Mariano e K. Sordi, [Ancona] 1998
 
Minardi 2005
Mauro Minardi, in Le Marche disperse. Repertorio d'arte dalle Marche al mondo, a cura di C. Costanzi, Cinisello Balsamo 2005, p. 63
 
Paciaroni 2005
Raoul Paciaroni, Bernardino di Mariotto da Perugia. Il ventennio sanseverinate (1502-1521), Milano 2005
 
Donnini 2006
Giampiero Donnini, Percorso della cultura artistica in area cerretana dal XV al XVIII secolo, in Cerreto d'Esi. Raccolta di Opere d'Arte Antica Farmacia Giuli, a cura di G. Donnini, Matelica 2006, pp. 5-13
 
Nessi 2010
Silvestro Nessi, Francesco Melanzio da Montefalco, Montefalco 2010