di Valentina Marano

L'acquisto da parte di Federico Zeri di interi fondi già appartenuti a studiosi o mercanti d'arte ha contribuito alla crescita veloce della sua raccolta fotografica. Fra di essi riveste particolare interesse, per quantità e antichità delle foto, quello appartenuto a Evelyn May Graham, nota con il nome di Evelyn Sandberg Vavalà (1888-1961), studiosa importante in stretta relazione intellettuale con Bernard Berenson, John Pope Hennessy, Roberto Longhi e Giuseppe Fiocco.

 
Trasferitasi in Italia all'inizio degli anni Venti, si distingue per i suoi studi sulla pittura veronese (1926) tanto da attirare l'attenzione di Bernard Berenson che la spinge alla stesura del suo libro più importante, La croce dipinta italiana e l'iconografia della passione (1929), e che le affida la compilazione dell'indice dei luoghi del suo Italian Pictures of the Renaissance (1932).
 
 
Con il trasferimento da Verona a Firenze nel corso degli anni Trenta, entra in rapporti con l'ambiente di studiosi che gravita attorno al Kunsthistorisches Institut e con il collezionista e mercante Alessandro Contini Bonacossi, del quale riordina l'archivio fotografico di opere d'arte. Al termine della guerra pubblica sia libri di carattere divulgativo sia numerosi articoli di notevole rilievo scientifico. Nel 1959, infine, le vengono affidati dalla Fondazione Giorgio Cini di Venezia gli Indici fotografici delle opere d'arte delle province venete del Rinascimento, a testimonianza della stima di cui continua a godere nel mondo degli studi. Muore a Firenze

nel mese di settembre 1961.

Che Evelyn Sandberg Vavalà possedesse un archivio di cui si avvaleva durante le sue lezioni con gli studenti è notizia fornita dal necrologio che le dedica John Pope-Hennessy sul «Burlington Magazine» (1961, pp. 466-469).
Zeri, che potrebbe aver conosciuto personalmente la studiosa attraverso la comune frequentazione di Bernard Berenson e Alessandro Contini Bonacossi, non acquisì l'intero archivio. Documenti fotografici provenienti da tale fondo si trovano infatti, oltre che presso la Fondazione Federico Zeri, anche presso il Kunsthistorisches Institut di Firenze e la Fondazione Giorgio Cini di Venezia, che conserva oltre 25.000 fotografie e tredici casse di materiali documentari.

Il ruolo di Federico Zeri per l’arrivo delle foto Vavalà a Venezia fu decisivo. Consapevole del pregio dell’archivio, ma anche della salute malferma dell’anziana amica e studiosa, fin dal 1957 Zeri aveva speso la propria influenza perché il conte Vittorio Cini acquistasse il fondo, salvandolo dalla disperisone (Bacchi, De Marchi 2016, p. 394; lettera F. Zeri a V. Cini, 18 settembre 1957 in Corrispondenza Vittorio Cini – Federico Zeri… 2021, p. 152 n. 182). Grazie a ricerche di Danilo Lupi nell’Archivio dell’Istituto di Storia dell’Arte della fondazione veneziana, conosciamo ora uno scambio di lettere tra Zeri, il conte Cini, lo storico dell’arte Alessandro Bettagno, Vittore Branca e Ulrich Middeldorf che documenta come nell’autunno 1961, ad acquisto avvenuto, Zeri avesse ottenuto l’opportunità di esaminare presso l’abitazione romana l’intero archivio Vavalà e selezionare per la propria fototeca un prezioso nucleo di 4.027 immagini.

Nel momento in cui acquisiva una raccolta, Zeri ne riordinava il contenuto integrando la propria collezione con le nuove fotografie. Anche i materiali Vavalà hanno subito questo riordino, tuttavia grazie alla presenza di note autografe della studiosa sui versi dei fototipi è stato possibile rintracciare oltre un migliaio di fotografie.

 
 
Le riproduzioni sono tutte in bianco e nero, acquistate presso grandi studi di professionisti come Alinari (Firenze), Brogi (Firenze), Anderson (Roma), Lombardi (Siena) e Croci (Bologna).
Una fotografia databile alla metà degli anni Cinquanta, che la ritrae al lavoro nel suo studio di via Maggio a Firenze, consente di capire come le foto venissero conservate in raccoglitori di carta di formato circa cm 15 x 24, corredate da schede tecniche sull'opera riprodotta, di cui però non vi è traccia tra i materiali della fototeca Zeri, se non per alcuni appunti riportati sul verso delle stampe.
 
 
La presenza di annotazioni sul retro delle fotografie riguardanti autore, titolo e collocazione dell'opera permette anche di confrontare le opinioni dei due studiosi e misurare la progressione delle conoscenze. In particolare sono interessanti due casi, rappresentati da una Madonna in adorazione del Bambino con san Giovannino (Fototeca Zeri, scheda n. 14911) da lei attribuita a Francesco Botticini, la cui attuale ubicazione è sconosciuta e da un San Sebastiano (Fototeca Zeri, scheda n. 59905) ritenuto di Francesco del Cossa, che Zeri colloca invece in raccoglitori dedicati ad anonimi, un fiorentino nel primo caso, un emiliano nel secondo.
 
 
Zeri nutriva una grandissima stima per la studiosa, tanto che la difende in modo accorato dalle «luride grinfie» dell'editore Sansoni in una lettera a Giulio Bollati del 4 dicembre 1958, accennando a «ignobili vicende che Sansoni ha portato avanti per anni nei riguardi miei e della Signora Sandberg-Vavalà» (Zeri 2008, p. 35).
 
Dalle informazioni di cui oggi è possibile disporre emerge una personalità appassionatamente dedita alla ricerca storico artistica. Il suo archivio ne costituisce l'eredità scientifica, concreta e morale.
 
 

Bibliografia

Sandberg Vavalà 1926
Evelyn Sandberg Vavalà, La pittura veronese del Trecento e del primo Quattrocento, Verona 1926

Sandberg Vavalà 1927
Evelyn Sandberg Vavalà, Michele Giambono e Francesco dei Franceschi, «The Burlington Magazine», 51, 1927, pp. 215-221

Sandberg Vavalà 1929
Evelyn Sandberg Vavalà, La croce dipinta italiana e l'iconografia della passione, Verona 1929

Berenson 1932
Bernard Berenson, Italian Pictures of the Renaissance, A list of the principal artists and their works with an index of places, Oxford 1932

Pope-Hennessy 1961
John Pope-Hennessy, Obituary: Mrs Evelyn Sandberg Vavala, «The Burlington Magazine», 103, 1961, pp. 466-469

Marano 2005-2006
Valentina Marano, Il fondo fotografico Sandberg Vavalà nella Fototeca Zeri, Università di Bologna, relatore A. Ottani Cavina, a.a. 2005-2006

Zeri 2008
Federico Zeri, Lettere alla casa editrice, a cura di A. Ottani Cavina, Torino 2008

Bacchi, De Marchi 2016
Andrea Bacchi e Andrea De Marchi, Vittorio Cini collezionista di pittura antica. Una splendida avventura, dal Castello di Monselice alla dimora veneziana, da Nino Barbantini a Federico Zeri, in La Galleria di Palazzo Cini. Dipinti, sculture, oggetti d'arte a cura di Andrea Bacchi e Andrea De Marchi, Venezia 2016 pp. 389-397

Corrispondenza Vittorio Cini – Federico Zeri... 2021
Corrispondenza Vittorio Cini – Federico Zeri: regesto, in Lo specchio del gusto: Vittorio Cini e il collezionismo d'arte antica nel Novecento, a cura di Luca Massimo Barbero, Venezia 2021, pp.142-175