La Fototeca Zeri documenta numerosi dipinti già collocati sugli altari di chiese emiliano-romagnole e oggi conservati in musei di tutto il mondo. Per queste opere il concetto di 'patrimonio perduto' rimanda non a una distruzione fisica, ma alla perdita del legame tra l'oggetto e il contesto culturale e devozionale che lo ha prodotto.

Una perdita particolarmente significativa nel caso delle pale d'altare, per il vincolo che lega questi dipinti alle comunità alle quali erano destinati.

La selezione mostra da un lato fotografie di opere meno note al grande pubblico, come la pala di Cola dell'Amatrice realizzata per la Chiesa degli Scalzi a Bologna, quella di Girolamo da Treviso già in San Domenico, o il Guercino proveniente dalla Chiesa di San Francesco a Reggio Emilia; dall'altro foto antiche o di particolare pregio.

È questo il caso delle stampe all'albumina e al carbone di grande formato realizzate da note ditte tedesche specializzatesi nella riproduzione delle opere d'arte già a partire dalla metà del XIX secolo: Franz Hanfstaengl a Berlino (attivo dal 1852) e Brockmann a Dresda (1854-1945).
Queste riproduzioni, oltre ad avere un'importanza storica e documentaria, hanno anche un notevole valore estetico. Le tecniche di stampa utilizzate a cavallo tra Otto e Novecento traducono l'opera d'arte in maniera diversa, restituendo una lettura differente rispetto a quella fornita dalle più recenti riproduzioni a colori.

Un oggetto fotografico particolare è il collage relativo al Polittico Roverella di Cosmè Tura, opera parzialmente distrutta nel 1709 e in seguito smembrata. Si tratta di assemblaggi spesso utilizzati dagli storici dell'arte a supporto di ipotesi ricostruttive. A questo collage si affiancano, nella fototeca di Zeri, numerose foto raffiguranti singoli frammenti e particolari che permettono di analizzare nel dettaglio l'opera e lo stile del maestro ferrarese.