Gran parte dei dipinti emiliano-romagnoli del Kaiser Friedrich Museum giunse a Berlino attraverso la collezione di Edward Solly, un commerciante di legname di origine inglese arricchitosi enormemente all'inizio dell'800 grazie alle forniture all'esercito prussiano. Con la consulenza di storici dell'arte e l'aiuto di numerosi agenti, egli riuscì ad acquistare in poco più di 10 anni circa 3.000 dipinti di artisti italiani, fiamminghi, olandesi e tedeschi.
Nel 1821 l'intera collezione Solly fu venduta al museo di Berlino.
I quadri documentati da queste fotografie, in gran parte eseguite dallo studio Hanfstaengl, andarono perduti nel rovinoso incendio che nel maggio del 1945 distrusse completamente il Flakturm Friedrichshain, una delle torri in cemento armato fatte costruire da Hitler per mettere al sicuro le opere dei musei berlinesi.
Nell'incendio, definito «il più grande disastro artistico della storia moderna», andarono dispersi 434 dipinti, tra cui opere capitali per la storia della pittura.
La presenza di un nucleo importante di quadri emiliani nella Gemäldegalerie di Dresda è invece legata alla massiccia vendita, nel 1746, da parte di Francesco III d'Este ad Augusto III di Sassonia di celebri opere conservate nella galleria ducale di Modena creata da Francesco I.
Questa alienazione, conosciuta come la «vendita di Dresda», portò alla diaspora di oltre 100 quadri, fra i quali opere di Raffaello, Velázquez, Holbein e, tra gli artisti emiliani, Dosso Dossi, Niccolò dell'Abate, Correggio, Annibale Carracci.
Molti di questi capolavori furono distrutti dai bombardamenti che nel 1945 rasero al suolo la città tedesca.
Tra le distruzioni della guerra avvenute in Emilia le fotografie documentano: la pala di Marcantonio Franceschini nella Chiesa del Corpus Domini di Bologna, bombardata nel 1943; la tavola di Giuseppe Mazzuoli detto il Bastarolo confluita nella Pinacoteca di Ferrara dopo le soppressioni di inizio Ottocento; la pala di Guido Reni già nella Chiesa dei Cappuccini di Faenza, di cui si conserva un solo frammento.
Tra i quadri trafugati si colloca invece la Crocifissione di un artista prossimo a Cosmè Tura, già nella raccolta toscana dello storico dell'arte Frederick Mason Perkins, requisita insieme ad altri 17 dipinti nell'agosto del 1944 dall'esercito tedesco in fuga e mai più ritrovata.